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Cos’è e come funziona un captatore informatico

Il captatore informatico costituisce indubbiamente la più recente evoluzione nelle operazioni di intercettazione delle comunicazioni, avendo la capacità, in alcune circostanze, di prendere il controllo del dispositivo in cui è installato. Ciò permette all'operatore remoto di eseguire diverse funzioni.

Cos'è il captatore informatico?

Il captatore informatico è il nome che viene generalmente dato a un software che viene installato da remoto sul dispositivo di un soggetto che l’Autorità Giudiziaria vuole sottoporre a controllo. 

Questo software viene veicolato tramite un malware, solitamente un trojan horse, mascherato sotto un link o un documento che viene inviato al soggetto destinatario. Una volta che il captatore si è installato nel dispositivo chi lo controlla può accedere a tutti i dati presenti sullo stesso – dalle telefonate ai messaggi, dalle mail ai documenti e ai file salvati, agli audio e ai video, al posizionamento GPS e alla cronologia dei siti visitati sul web. 

Come funziona un captatore informatico e chi può utilizzarlo 

I captatori informatici possono essere gestiti e utilizzati soltanto dall’Autorità Giudiziaria, dietro autorizzazione di un magistrato. 

Viste le sempre più sofisticate barriere di sicurezza di cui dispongono i moderni smartphone e tablet, può risultare particolarmente difficile penetrare il sistema. Per questo, a volte, è indispensabile l’aiuto inconsapevole dell’utente che dovrà cliccare su un link o un documento per consentire al “dropper”, la testa d’ariete del captatore, che una volta inoculato procederà al download del payload – nel quale è contenuto il virus vero e proprio – che si inserirà nel sistema consentendo l’intercettazione dei contenuti. 

Gli investigatori possono optare per la “online search” che consente la copia totale o parziale dei dati contenuti nel dispositivo o la “online surveillance” mediante la quale vengono registrati i dati dinamici  e tutte le attività svolte dall’indagato mediante il dispositivo possono essere agevolmente controllate dagli investigatori. 

La legge in materia di intercettazioni

La norma di riferimento in questo caso era, fino alla riforma Orlando del 2017 (d.lgs. 216/2017), l’art. 266 del codice di procedura penale che limita le intercettazioni a una serie di reati particolarmente gravi. 

La riforma ha esteso l’utilizzo del captatore informatico in tutti i casi in cui erano già consentite le intercettazioni ambientali. Per le intercettazioni nei luoghi di privata dimora l’utilizzo era autorizzato soltanto nel caso in cui vi fosse un fondato motivo per ritenere che in tali luoghi venisse svolta l’attività criminosa. 

La legge 3/2019, conosciuta come “Spazzacorrotti”, ha ulteriormente novellato l’art.266 c.p.p. estendendo l’uso del captatore nei luoghi di privata dimora anche ai reati contro la Pubblica Amministrazione commessi da pubblici ufficiali purché puniti con la reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni. 

Nel 2016, con la sentenza n. 26889, le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che le intercettazioni tra presenti mediante l’uso di captatore informatico sono consentite solo per i reati di criminalità organizzata. 

Come rendersi conto di essere stati intercettati

Escludendo il caso in cui i dispositivi sono sotto indagine da parte dell’Autorità Giudiziaria, può capitare – anche se raramente – che un captatore informatico venga inoculato da hacker e criminali informatici per sottrarre dati e informazioni alla vittima. 

Sebbene sia quasi sempre impossibile rendersi conto della presenza di un captatore, se il dispositivo mostra rallentamenti anomali o un insolito consumo della batteria (non dovuto a obsolescenza del device) è possibile che siamo stati oggetto di un attacco. 

Il modo migliore per difendersi, in questo caso, è rivolgersi a un’agenzia investigativa esperta in bonifiche informatiche. 

L’Agenzia Dogma vanta una pluriennale esperienza nel campo e grazie alla competenza e alla professionalità dei suoi investigatori può fornire consulenza alle persone intercettate, effettuando un’analisi e una bonifica dei dispositivi per verificare la presenza di un captatore e per stilare un report che permetta di comprendere, eventualmente, quali dati sono stati sottratti. 

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